Gabriele Calliari, presidente di FederForeste (Ass.ne Naz. Consorzi Forestali) e Alberto Negro, presidente di Anarf (Ass.ne Naz. Attività Reg.li Forestali) hanno firmato, nei giorni scorsi, ad Agrimont, un protocollo di intesa per una collaborazione strategica per dare attuazione ad una gestione oculata del prelievo legnoso nelle foreste italiane secondo logiche di una gestione sostenibile e moderna. E’avvenuto nell’ambito della fiera dll’agricoltura di montagna, a Longarone (Belluno). D’altra parte gestire il bosco o meglio coltivare il bosco significa, ha detto Coldiretti, lavorare per valorizzazione complessivo di un territorio, ma questo non è possibile senza convenienza economica e in Italia ci sono tutte le condizioni per trasformare i rischi in grandi opportunità per la ripresa di un Paese che ha fatto della sostenibilità ambientale un valore aggiunto del Made in Italy. Inoltre, Coldiretti, l’associazione degli agricoltori veneti e bellunesi ha organizzato un convegno presenti, tra gli altri, l’assessore veneto Giuseppe Pan, Vasco Boatto professore ordinario dell’Università di Padova, Lorenzo Bazzana Responsabile economico confederale e Fabio Brescancin Presidente di Ecor- Natura Si. Il seminario è stata la sintesi da un’azione capillare di Coldiretti che nasce da un dato di fatto: le foreste di montagna avanzano sempre più sui prati e pascoli tanto che la superficie forestale nazionale di quasi 11 milioni di ettari ha registrato un aumento di oltre 600 mila ettari rispetto a 9 anni fa. “In Veneto sono 414 mila gli ettari censiti per un incremento pari a 25 mila – ha spiegato Martino Cerantola presidente di Coldiretti Veneto – il potenziale economico dei nostri boschi rimane ancora inespresso e il mercato del legno mostra una crescente dipendenza dall’estero perché l’offerta italiana di legname risulta insufficiente anche a soddisfare la domanda delle industrie di trasformazione che sono dipendenti dall’estero per oltre il 70 % del materiale utilizzato”. L’86,6% della superficie boschiva nazionale è sottoposta a forme di vincolo idrogeologico, ma solo il 15,7% dei boschi italiani (1,3 milioni di ettari) è soggetto ad una pianificazione di dettaglio, strumento fondamentale per garantire l’offerta di servizi ecosistemici in equilibrio con quella di prodotti commerciali come il legname ad uso industriale e la legna da ardere. Servono, dunque, scelte di gestione economica delle risorse che devono contemporaneamente riuscire a garantire l’approvvigionamento di materie prime per l’industria del legname, lo sviluppo socio-economico delle popolazioni locali, la conservazione degli ecosistemi e il loro stato di salute e non ultima, anche la loro fruibilità turistica. Per ridare equilibrio ad un fenomeno che si è andato via via affermando occorre insistere sulla valorizzazione delle attività di mantenimento degli alberi rivalutando anche antiche professioni come i “boscaioli”. In Veneto le imprese agroforestali impegnate nel settore sono quasi 350 e danno lavoro a un migliaio di addetti concentrati nelle province di Belluno, Vicenza, Verona e Treviso. Un segmento di attività importante a cui Coldiretti dedica attenzione operando in accordo con le organizzazioni di settore nell’obiettivo di arrivare ad un consumo di legna a kmzero per arredo urbano, quello privato e sistemi di riscaldamento. In questa direzione va anche il Programma di Sviluppo Rurale che destina investimenti per 70 milioni di euro rivalutando la figura dell’imprenditore agricolo forestale.

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